Sidor som bilder
PDF
ePub
[ocr errors]

forse fino da quel tempo venivano i fedeli battezzati. Il diligentissimo M. Zacchi, parlando dėl Vescovo Monaldo vivente in sul terminare del secolo XII. narra, che questi ordinò venisse quella chiesa con vaghe pitture ornata III. nonas Feb. deposito Monaldi Episcopi, qui diem suum clausit extremum anno Dominicae Incarnationis 1292 sacellum Joannis Baptistae picturis opera spetiosissimis adornavit. Proverebbe questo non solo che a quella fabbrica si fosse atteso con ogni cura, siccome tale da richiamare il concorso de' valenti artisti, che in quell'epoca erano assai rari, perocchè allora s'incominciava dai nostri appena quest'arte ad esercitare; ma ancora che dovevano esser pel tempo in che venivano eseguite preziose quelle pitture (69). Il tempo, e la voglia d' innovare distrusse in quest' Oratorio ogni vestigio d'antichi monu menti, per cui non avremo in seguito, che a narrare quali, ‹ quando ne avvennero le variazioni, e di quali ornamenti sia altres ricco a nostri giorni. E per non dilungarci d'avvantaggio, ricór derò in fine, che nel secolo XIII. fu edificato in Cingoli l' Episcopale palazzo, facendone fede i varj atti rogati alla presenza di San Benvenuto Vescovo, i quali rimontano al 1266, e vi si dice Actum Cingoli in Domo Episcopi in Palatio Episcopatus (70). Che nel compirsi di questo secolo tanto si operasse, atterrando molte fabbriche, che già esistevano, e surrogandone delle nuove. non è tanto a maravigliarsene quando si rifletta, che specialment le case assegnate per abitazione dei privati, come quelle, che rinchiudevano i Monaci, ed in fine gli stessi palazzi dei Rè, dei Duchi non erano che meschini; e se per tali non ce li dino tano gli scrittori prima, e poco dopo il mille, non deriva, ch dal non aver essi quelle idee, che poi successero di mano i che gli uomini progredivano nella conoscenza delle arti Appariva nel terminare di questo secolo un primo presagio, ch prometteva alle belle arti un non lontano risorgimento, e così nor potendosi sopportare, che ancora rimanessero in piedi quelle fab briche, monumenti dell' antica barbarie, si adoprarono più ch mai ad atterrarle, sostituendone delle nuove, le quali denotassero che col gusto di queste incominciavano i costumi ad ingentilirsi

mano,

[ocr errors]

le dava un esempio Ancona, la quale invitava Margaritone d' A120, onde formasse il disegno di un nuovo palazzo per residenza

Governatori: e siccome non era nello scolpire meno esper, che nell'architettura, affidava ad esso l'esecuzione de' basanieri delle finestre, dove avevansi a figurare diverse storie antico testamento. Era il suo nome onorato in tutta Italia, perilavori eseguiti nella sua patria, dove non meno delle due i, cui gli Anconitani lo chiamavano, aveva altresì esercitato bra, ed in essa fra quei che lavoravano alla greca fu detto gliori; e per le pitture ancora, che fece in Firenze, ed in per Roma, dove ottennedi particolari encomj del Pontefice Urbano IV. che ve lo aveva chiamato. E potremmo dirci ben sodisatti se ancora esistesse almeno in parte questo palazzo, il quale l'andar del tempo soffri variazioni così rimarcabili da non poter scernere quello, che si fosse, allorchè da fondamenti nacque. altro lungo tempo, giacchè i maggiori restauri non ebbero effetto che nel 1564, allorchè reggeva la nostra provincia alla qualità di Preside San Carlo Boromeo: a questi restauri però successero altri nel 1647, epoca in che si perdette ogni taccia dell'antica fabbrica (71).

Resse

per

Ad Ancona tenne dietro Macerata; ed anch'essa nel 1286 Tasse a se un Bartolommeo da Forlì, che nell' architettura aveva manza, ed a questo commise il disegno del palazzo, che servir veva di abitazione ai Presidi della Marca, che al dire del Compaponi, e di altri (72) riuscì una delle più magnifiche opere di tempo. Si conserva in una lapide la memoria di tal costru→ e; ma pel resto non se ne vedono, che miseri avanzi, doTelosi ascrivere i maggiori ornati ai tempi, in che resse la Chiesa Giulio 11., meno però quelli che fanno fregio alla porta, che piamo essere stati scolpiti nel principio del secolo XVII. da un Cogna Romano. Forse in questo tempo fu chiusa l'antica por

, che rimaneva dalla parte di settentrione a pochi palmi di distama da quella, che ora si ha, e dove rilievi in terra cotta si orgono nell'arco con grappoli d'uva, mentre il fondo a mosaico, presenta veruna diversità di colore nelle pietruzze, che lo

compongono. Può ben credersi, che anche i piccoli Municipj imitassero le principali Città. Fra essi non posso tacere di Penna, nel qual paese sembrami riscontrare un genio di eriggere nuove fabbriche superiore a quello di molte altre terre sue pari, mentre oltre all' essersi prescelto uno de' più reputati architetti per la fabbrica della principal chiesa, si volle altresì, che non fosse a questa minore di merito il palazzo Municipale, il quale se non possiamo più riscontrare qual fosse negli ornamenti, ci è però facile il farlo per quello riguarda l'ampiezza, imperocchè sappiamo, ch'esso aveva un'area tale, che fu capace di contenere e l'attuale Convento de' PP. Francescani, ch' ebbe principio nell' anno 1457 ed il Teatro, che fu più recentemeute eretto (73).

[ocr errors]

A questi monumenti di patria grandezza avrei pur voluto, che mi fosse dato di ritrovare memorie, che m' istruissero di fabbriche di diverso genere sorte a publica utilità nella provincia, che noi scorriamo. Ma meno della così detta Fontana di Lelia Resistente anch' oggi in Fermo, ho trovato poche altre indicazioni, le quali mi rendano certo che molte se ne costruissero, sebbene una facile congettura ci possa indurre ad affermarlo. La lapide (74) che tuttora si legge in quella di Fermo, e che io trascrivo in appendice ci assicura che la detta Fonte Lelia rimonta al 1280. Come altresì al 1268 deve ascriversi il ponte che si eresse sul fiume Chiento presso Tolentino, che rende comodo il passaggio agli abitanti dei Castelli posti sui monti, che attorniano questa Città. Fu eretto col disegno di un Bencivegna architetto nativo di Tolentino, che volle lasciarne memoria in una pietra scolpita, la quale ancora si legge sotto l'arco del detto ponte. Celebratissimo è un tal lavoro dagli Scrittori patrj (75), e Benedetto Silvio poeta del secolo XVI. ne lasciò questo distico

Et Pontem cui non similem Picena videre

[ocr errors]

Terra nequit, patrio flumine conspicuum.

A coloro che nell' architettura si applicarono in questo tempo, non dovevano essere straniere le cognizioni, che quest'arte fornisce per ben garantire i pacsi dalle incursioni, che i nemici facevano; ed a tal difesa dovevano ben essere preparati i nostri,

1/

།།

che lasciate le loro abitazioni, le quali erano nelle pianure si morarono ne' monti, onde potersi meglio prestare alla difesa. Vitruvio era direttore delle macchine di guerra nella Gallia Cisalpia ed insegna ne' suoi libri la maniera di chiudere le città con mra guarnite di forti, e cinte di torri, torcendo gl'ingressi delle porte, e regole simili, che si trovò obbligato a dovere insegnare

architetto spettanti. E se fino da suoi tempi era comune artista la duplice cognizione dell' architettura civile, e , tanto più doveva esserlo in questi, ne' quali una tal pressione non era che da pochi esercitata.

Una Rocca fu eretta nel 1231 da Fermani sovrastante il Casello detto di San Giorgio, che avevano sostituito all' antico porto vale, il quale fino ai tempi di Plinio nomavasi Castellum Firmanarum, la di cui sostituzione non si conosce da noi, come avesse engine; solo argomentandosi, che questo avvenisse nel 840 da un diploma dell' Imperatore Lotario, col quale dona all'Abadia di

Farfa

un porto nella foce del Fiume Aso, cioè poco più di due miglia lontano dal castello dei fermani. Se questo fosse stato servibile si rendeva inutile l'apertura dell' altro navale di San Giorgio, dhe si trovava a sì piccola distanza (76).

Sull' assertiva dell' abate Santini (77) riferiremo che nel 1216 i trovarono que' di Tolentino più degli altri obbligati ( a cagione della posizione del loro paese ) di stabilire a loro garanzia delle rificazioni, dove presentemente hanno ricovero i PP. Cappuccini, gendosene fino al di d'oggi qualche rudero ne' loro orti, e tesso Storico ci narra, che furono questi sostegni distrutti nel

[ocr errors]

Ma senza più allungarci, nel riferire opere di tal natura le ali non ricordano, che conseguenze funestissime di municipali dj, rivolgiamo il nostro ragionare ad un' epoca più fortunata per le arti qual fu quella del secolo XIV.

[ocr errors][merged small][merged small]

(1) Torelli. Tom. IV. pag. 408.

Bernabei Lazzaro Cronaca Anconitana. Mss. Cap. XCIV.
Saraceni Storia d'Ancona pag. 170.

Allorchè S. Francesco ritornò di Palestina fece restringere il Convento, ch' era troppo spazioso, e diede egli stesso il modello della Chiesa. Vita di S. Francesco del Recolletto Calippe P. Candido. Milano 1760 Tom. I. pag. 166.

(3) Così il Vadingo. In una Carta dell' archivio di S. Caterina di Cingoli N. 233 si legge un testamento del 1240. — Indict. XIII. die 14 intrante Februar., regnante Domino Federico Rom. Imp. Thebaldus Alberti Rainaldi dove fra gli altri si dispone del seguente legato Item jubeo dari de bonis duas tunicas. Fratribus; qui habitant in SILVA RAINERII, et dico unam tunicam quam Accursius Alberti debeat dare fratribus minoribus Sancti Francisci.

Compagnoni, Mem. della Chiesa, e de' Vescovi di Osimo Tom. II. pag. 265.

(4) Si ha un Breve di Papa Innocenzo IV. dato da Lione sotto il di 9 Aprile del 1247, col quale questo Pontefice concede ai Frati Minori di Osimo, che condonino quaranta giorni delle penitenze ingiunte a coloro, che avessero fatte elemosine, e contribuiti sussidj per la fabbrica della Chiesa, e Convento di quel novello istituto.

Sbaraglia. Bollar. Franc. Tom. I. pag. 451 in fin. (5) Cancellotti Stor. di S. Sev. Mss. pag. 139, da un' iscrizione esistente sotto un Crocifisso dipinto nel coro s'impara, che l'architetto fu un Maestro Antonio di Jacopo.

[ocr errors]

Memorie

(6) Si ha questa notizia da un libro Mss. esistente presso i Minori Conventuali d' Ascoli dove si legge in fronte del Convento di S. Francesco d' Ascoli dal 1255 in poi. In fine Padre Antonio Corridori Cancelliere del Con

è sottoscritto

vento.

si,

In altro Mss. esistente nella libreria della famiglia Gras-
titolo
per

che ha Storia d' Ascoli alla pag. 600 si dice che la famiglia Vipera, oggi estinta, era nobilissima, ed alla pag 95 si narra, che Bastiano Vipera Conte nel 1144 con molti altri Nobili della Montagna tentò di prender la Città, ma ne provò danno, mentre uscirono contro di esso i Parigiani, gli Odoardi, i Maroni, i Nobili, i Saladini, ed i Magliani.

« FöregåendeFortsätt »